Ecco una sintesi dei messaggi in cui ho spiegato le mie ragioni sulla pubblicazione della Locandina:
---
Le foto inserite nel sito +o- trent'anni sono solo il risultato di una mia arbitraria selezione: ho preso la scatola delle mie foto con su scritto "carpi77". Ho separato le foto "private" da quelle "pubbliche". Ho poi tolto le foto di quelli che erano decisamente "dall'altra parte" (per esempio mio fratello Mario). Quelli che sono rimasti sono quelli presenti nel sito. Non sono tutti, sono quelli che ho trovato io, Sergio C. e Cristina B. Sono alcuni di quelli che circolavano nel lato sud di Piazza Martiri, tra il Bar Milano e, poi, il Bar Teatro. Molti dei quali, come me, erano anche al Torres e nei gruppi del Manifesto e di LC..
E' una Spoon River carpigiana, ad immagini, senza politica o sociologia. Una semplice microstoria pubblico-privata. Che sta facendo riflettere molti sul passato e sul presente. Raggiungendo lo scopo per cui è nata.
Capisco le perplessità di Riccio e di Cristina ma rimango del parere che i nuovi media pongano nuovi modi di relazione tra sfera pubblica e spazi privati.
Credo che con i nuovi strumenti del web (quelli che gli esperti chiamano Web 2.0, in cui i navigatori passivi di contenuti diventano produttori attivi: i blog, YouTube, MySpace, Flickr, Twitter, Facebook, ecc.) il rapporto tra spazio privato e spazio pubblico cambi radicalmente.
C'è il rischio che degeneri? Come è accaduto in SecondLife?
Forse. Ma non è detto. Bisogna avere pazienza.
E' l'uso sociale che cambia i media. Non il contrario.
Gli inventori di nuovi media non hanno mai determinato quale sarebbe stato poi il loro uso sociale.
Infatti Marconi credeva di avere inventato il telegrafo senza fili (punto a punto) mentre l'uso sociale lo ha trasformato invece nella radio (punto a molti).
Oppure: i tecnici delle telecom cellulari avevano previsto la possibilità di inviare dai cellulari brevi messaggi di solo testo per la manutenzione della rete, l'uso sociale di questa funzione ha creato invece il fenomeno degli SMS (oltre un miliardo al giorno solo in Cina!).
E così via.
Di fronte ad un fiume in piena o ti costruisci una barca e impari a navigare sulla corrente o stai fuori dietro argini di cemento armato.
Che è il guaio dell'integralismo.
---
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
3 commenti:
Recensione interessante.
(ovvero: del come il blog di mm non sia una esigenza, o un caso circoscritto a Carpi ed ai carpigiani)
(Nota: e’ per chi non abbia gia’ letto la recensione di Alberto Asor Rosa)
Autore: Enrico Franceschini
Titolo: “Avevo vent’anni”
Sottotitolo: “Storia di un collettivo studentesco. 1997-2007”
Editore: Feltrinelli, 155 pagg., 8 euro e 50.
A Bologna, tra storia, tempo e spazio.
Fra memoria e racconto (amore e felicita’).
Insomma, sembra che questi +o- trent’anni abbiano lasciato comunque
una traccia profonda, in chi li ha vissuti.
Nel romanzo, in forma piu’ organizzata.
Nel blog, magari piu’ naif (ma anche piu’ spontanea).
Ciao
gb
Chiedo umilmente scusa:
Riccio aveva gia' recensito "Avevo vent'anni" in una precedente mail del 15/6, a soli 20 gg dalla stampa.
Tanto di cappello.
Ed a una prima occhiata, sembra che il romanzo meriti davvero la lettura.
ciao
gb
Caro Giorgio, il libro di Franceschini non è un romanzo ma la raccolta di una quarantina di riflessioni autobiografiche di persone che nel 77 facevano parte del collettivo politico di Giurisprudenza a Bologna. In qualche paginetta ognuno scrive di come è stata la loro esperienza allora, di quello che è successo dopo e di quello che sono diventati oggi e che pensano oggi. Alcuni di quelli, come ad esempio Diego Benecchi, un leader, io e Livio li vedevamo e li sentivamo nelle assemble generali del movimento che si tenevano nell'aula magna della nostra facoltà (Lett. e Fil). Comunque sì, mi è sembrato interessante il libro. ALmeno per me che condivido l'esperienza del 77. Il nostro sondaggio e magari quello che seguirà nel blog a seguito della pubblicazione dei risultati non è lontano dalla ispirazione del libro di F. Almeno mi sembra. Ciao
Posta un commento